domenica 17 novembre 2013

Man Ray: La Fotografia Ricreata Per Caso

Salvador Dalí e Man Ray a Parigi, il 16 giugno 1934

Nel 1924, con la pubblicazione del primo "Manifesto del Surrealismo" redatto da André Breton, nasce ufficialmente il Surrealismo. Così Breton definisce il movimento: "Surrealismo, s.m. Automatismo psichico puro per mezzo del quale ci si propone di esprimere, o verbalmente, o per iscritto, o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato dal pensiero, in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d'ogni preoccupazione estetica o morale". 

Decisiva è la conoscenza della psicanalisi di Freud, i cui concetti di inconscio, di sogno, di pulsione e di principio di piacere, sono pienamente assorbiti nel programma dell'arte surrealista, in un connubio straordinariamente fecondo  e paradossale di soluzioni visive. Ogni opera offre una prospettiva ineguale, fantastica, delirante, visionaria, ossessionante, stravagante, nella quale la pittura è spesso lontana dall'essere l'elemento fondamentale. Pittura, scultura, cinema e fotografia, sono quindi i campi frequentati dai surrealisti attraverso nuovi procedimenti e tecniche sperimentali: i Disegni automatici di André Masson, il Frottage, il Grattage e L'Assemblage di Max Ernst, il Dripping di Jackson Pollock (pittura informale), le Rayografie e le Solarizzazioni di Man Ray. 

Nella seconda stesura del "Manifesto del Surrealismo" Breton rivendica l'eterogeneità visiva dell'arte surrealista, citando anche alcuni artisti visivi, tra i quali Man Ray: "Era assolutamente necessario che si facesse avanti qualcuno che non fosse soltanto un eccellente tecnico della fotografia, ma anche un pittore di alto livello; qualcuno, che da un lato, sapesse assegnare alla fotografia i limiti esatti del ruolo che questa poteva legittimamente pretendere di svolgere, e che, dall'altro, sapesse guidarla verso fini diversi da quelli in vista dei quali era stata apparentemente creata. La grande fortuna di Man Ray è stata di essere quel qualcuno (...) Le sorprendenti giustapposizioni e rayographie di Man Ray, trasportano le sue immagini lontano dal regno delle banalità quotidiana e gli consentono di creare paesaggi mentali che riecheggiano la scrittura automatica dei surrealisti". 


Ma sebbene l'artista americano risultasse strettamente legato al Surrealismo partecipando alle loro manifestazioni pubbliche, scrivendo sui loro giornali, e fotografando le loro riunioni e quanti vi intervenivano, egli non si considerò mai membro di un gruppo. Convinto di poter vivere libero da ogni vincolo e regola sociale e capace di aprirsi un proprio, personale cammino artistico, rivoluzionò l'idea stessa di ciò che l'opera d'arte poteva essere: "Dipingo ciò che non può essere fotografato e fotografo ciò che non desidero dipingere. Se mi interessano un ritratto, un volto o un nudo, userò la macchina fotografica. È un procedimento più rapido che non fare un disegno o un dipinto. Ma se è qualcosa che non posso fotografare, come un sogno o un impulso inconscio, devo far ricorso al disegno o alla pittura. Per esprimere ciò che sento, mi servo del mezzo più adatto per esprimere quell'idea, mezzo che è sempre anche quello più economico. Non mi interessa affatto essere coerente come pittore, come creatore di oggetti o come fotografo. Posso servirmi di varie tecniche diverse, come gli antichi maestri che erano ingegneri, musicisti e poeti nello stesso tempo. Non ho mai condiviso il disprezzo ostentato dai pittori per la fotografia: fra pittura e fotografia non esiste alcuna competizione, si tratta semplicemente di due mezzi diversi, che si muovono in due diverse direzioni. Fra le due non c'è conflitto". 

Nel 1920 l'artista si trasferisce A Parigi. Per migliorare la sua situazione economica, Man Ray decide di mettersi a lavorare come fotografo professionista. Tecnicamente, questo autodidatta della camera oscura era abilissimo, tant'è vero che questa impresa professionale non solo gli garantì i mezzi per vivere, ma gli permise anche di segnalarsi come artista nella sfera artistica e mondana parigina. Alla fine del 1921, mentre stava sviluppando delle foto in camera oscura, Man Ray scoprì - per caso - un procedimento per produrre immagini senza fare uso della macchina fotografica. Una volta appoggiando degli oggetti (l'imbuto di vetro, il bicchiere graduato, il termometro) su un foglio di carta sensibile finito per sbaglio nel bagno di sviluppo, e riaccendendo la luce, trovò sulla carta l'impronta delle loro forme perfettamente leggibile sul fondo nero. Essendo prodotte senza negativo, le immagini risultavano ora esemplari unici al pari di dipinti e disegni. 

Man Ray diede in seguito a queste stampe il nome di rayografie. Le rayografie assorbirono per intero la sua attenzione fino alla metà del 1922, divertendosi a sperimentare oggetti di uso comune come pettini, perni, una grattugia, una chiave d'albergo, molle, e tutto ciò che gli capitava fra le mani.  Mostrò le rayografie a Tzara amico e teorico del Dadaismo, che ne fu ipnotizzato e ne diede la definizione più bella: "Sono le proiezioni, sospese in trasparenza, alla luce della tenerezza, degli oggetti che sognano e parlano nel sonno"


Man Ray, Untitled Rayograph, 1922

Man Ray, Femmes, 1934
 
Queste immagini surreali attirarono l'attenzione di svariati redattori di riviste, e
Vanity Fair pubblicò sul suo numero del Novembre 1922 un articolo a tutta pagina dedicato alla rayografie. Dalla metà degli anni Venti agli anni Trenta una serie di pubblicazioni mantenne l'opera di Man Ray al centro dell'attenzione del pubblico. Il suo collega dadaista Georges Ribemont-Dessaignes in un suo saggio del 1924 definiva Man Ray "Un chimico dei mestieri che crea un nuovo mondo". 

Oramai la sua agiata situazione economica gli consentì di assumere una serie di assistenti di studio che trattassero con la clientela e lo aiutassero nella camera oscura. Tra l'altro anche donne molto belle che divennero sue muse ispiratrici, e alcune a loro volta famose nell'ambito della fotografia: Berenice Abbott, Lee MillerDal 1929 al 1932 Lee Miller divenne la sua assistente di camera oscura, e ben presto riuscì a padroneggiare le tecniche che Man Ray impiegava. Nel corso di una seduta, quando un topo le sfiorò un piede, istintivamente accese la luce. Le stampe a bagno subirono una trasformazione sorprendente, presentando un alone che circondava ogni figura. Il lampo di luce aveva determinato il cosiddetto "effetto solarizzato". Solo a Man Ray, venne in mente anzichè buttare i negativi rovinati, di usarli in modo creativo. Le fotografie solarizzate proprio per il carattere quasi immateriale delle immagini ritratte, risultarono particolarmente gradite. Negli anni Venti tutti volevano un ritratto solarizzato, da Derain a Picasso, da Le Corbusier a Joyce.


Ritratti e autoritratti divennero una costante della fotografia di Man Ray. Una sorta di Journal intime, di diario in cui rovesciò la sua anima, le fantasie, le ossessioni. La sua opera fu al centro di un vivo interesse editoriale, non soltanto finchè il fotografo fu in vita, ma anche dopo la sua morte avvenuta nel 1976.

Contributo per il Carnevale della Chimica ospitato da  Margherita Spanedda"La chimica e le Muse" è il tema di questa edizione.

domenica 27 ottobre 2013

Tra Arte, Scienza e Natura




Un modo trasversale per raccontare la bellezza della natura e i benefici che essa presenta, si trova nella mostra "Wild medicine". Questa mostra si è svolta all'interno dell'Orto Botanico di New Yorkun meraviglioso parco che a seconda del periodo dell'anno e delle varie fioriture, si anima di profumi e colori, con una vasta collezione di piante e fiori. Dal punto di vista squisitamente progettuale, è stato ricreato con una installazione floreale, il celebre giardino dell'Orto Botanico di PadovaL'istituto iscritto nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco è diventato modello per analoghe istituzioni in tutto il mondo, ed è riconosciuto quale pioniere nello studio delle piante per uso medicinale, per il suo ruolo storico di centro all'avanguardia per la ricerca, per la salvaguardia ambientale e per la singolarità delle caratteristiche architettoniche.

lunedì 30 settembre 2013

Convegno A.I.E.Psi. : "Salute e Psicoevoluzione. Psicologia Preventiva dei Disturbi dello Sviluppo e DSA" 16 Ottobre 2013

Cari lettori,
ho il piacere di segnalarVi un nuovo evento che si terrà il 16 ottobre 2013, ore 15.00, presso l'Hotel Excelsior Congressi, Via G. Petroni, 15, Bari.

"Salute e Psicoevoluzione. Psicologia Preventiva dei Disturbi dello Sviluppo e DSA", è il titolo di questo incontro, organizzato da: A.I.E.Psi., Associazione Italiana di Evoluzione e di Psicoevoluzione, con il Patrocinio dell'Ordine degli Psicologi della Regione Puglia. 

Il Dott. Giuseppe Luigi Palma, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia, introdurrà il programma scientifico del Convegno sul tema della Psicologia scolastica e DSA. Il Dott. Massimo Frateschi, Presidente dell'A.I.E.Psi., presenterà temi di notevole rilevanza scientifica teorica, tecnica e operativa psicologica, in generale sulla salute e sulla psicoevoluzione, ed in particolare su: le forme, le tipologie, le strategie di prevenzione psicologica clinica, psicosociale e psicoeducativa, e di psicoterapia psicoevoluzionista. 
  
Verranno presentati da autorità, relatori e professionisti specialisti prestigiosi: gli aspetti psicologici inerenti la psicologia e l’educazione della salute; la promozione della salute e dello sviluppo normale dei bambini e degli adolescenti; la psicologia scolastica, i Disturbi dell'Apprendimento e i Disturbi Specifici dell'Apprendimento, i Bisogni Educativi Speciali; gli aspetti clinici delle difficoltà, dei disagi, delle psicopatologie dello sviluppo; le condizioni favorevoli per gli interventi di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e di realizzazione di prassi operative psicodiagnostiche, psicosociali e psicoeducative. 
Inoltre, verranno affrontati programmi, progetti, metodi e  tecniche ad orientamento psicodinamico psicoevoluzionista da sviluppare attraverso circuiti interistituzionali e  interdisciplinari, nei contesti sociali, familiari e in particolare scolastici.

Il Dott. Massimo Frateschi - che da venti anni si occupa di Psicologia della Salute e di ricerca e progetti di prevenzione psicologica clinica - ha voluto preannunciare, in rapida sintesi, due obiettivi del Convegno: 
"Un primo obiettivo riguarda la divulgazione, la sensibilizzazione della psicologia della salute a favore dei bambini e degli adolescenti, in particolare modo con l'attuazione e la realizzazione estesa al territorio della psicologia scolastica. Infatti la scuola, in quanto contesto principale di accoglimento, educazione, socialità, e formazione delle popolazioni infantili e adolescenziali potrà diventare ambiente salutare di crescita grazie alla predisposizione e promozione in accordo e collaborazione con i professionisti psicologi. 
La psicoevoluzione potrà fornire un ulteriore contributo innovativo di strategia globale di servizi e di interventi psicologici, con la divulgazione di  programmi di psicologia della salute, di psicologia scolastica e di prevenzione psicologica primaria. 
Un secondo obiettivo verte su una divulgazione di un quadro composito di informazioni e conoscenze dell'alta qualificazione professionale degli psicologi al servizio della società, della famiglia, della scuola, per la promozione della tutela della salute psicologica, a partire dalla prevenzione psicologica a favore della popolazione infantile e adolescenziale, fino a tutti i programmi, servizi ed interventi professionali psicologici di base e specialistici
A tale proposito, l'A.I.E.Psi. ha avviato a partire dall'anno 2010 il programma di Psicologia Scolastica, Strategia Psicoevoluzionista per la Prevenzione Psicologica nelle Scuole. 
Il programma del quinquennio, dal 2010 al 2015, è stato caratterizzato nella sua prima fase, fino al 31.12.2012, da iniziative di divulgazione preliminare e introduttiva, attraverso seminari e convegni sulla prevenzione psicologica nei contesti scolastici. Nella seconda fase, a partire dal 2013 fino al 2015, si promuoverà nel periodo 15 settembre-15 dicembre presso le scuole disponibili una iniziativa di collaborazione con i Dirigenti Scolastici, i Docenti e i Genitori degli alunni, per una corretta ed efficace divulgazione, sensibilizzazione e informazione sulla Psicologia ed Educazione alla Salute e la Prevenzione Psicologica, sugli aspetti seguenti:

  1. Psicologia della Salute e del Benessere riguardante: Evoluzione, Educazione, Socializzazione, Apprendimento, Motivazione, Comunicazione, Emozione, Relazione, Bisogni Psicofisici e Bisogni Educativi Speciali, ecc.;
  2. Prevenzione Psicologica Primaria e Secondaria riguardante: precursori di comportamenti a rischio, comportamenti a rischio, disagio scolastico, carenza di motivazione, disaffezione allo studio, difficoltà di apprendimento, disturbo specifico dell'apprendimento (DSA), sindrome non verbale (SNV), disturbo da deficit dell’attenzione con iperattività (DDAI), disturbo oppositivo provocatorio (DOP), disturbo d’ansia di separazione (DAS), disturbo dell’affettività, disturbo della relazione, disturbo della comunicazione, dispersione scolastica, bullismo, dipendenza e multidipendenza psicopatologica, devianza sociale, ecc.

L'ingresso è libero e gratuito previa iscrizione. 
Il Programma del Convegno è scaricabile in formato PDF

domenica 15 settembre 2013

I Grandi Maestri del Rinascimento: Tiziano Vecellio e la Tecnica Coloristica


Tiziano Vecellio, Flora, 1515 circa - Google Art Project

Il panorama del Cinquecento pittorico veneziano è dei più splendidi, grazie all'altissimo apporto di un gruppo di pittori che da Giorgione a Tiziano, dal Veronese al Tintoretto, non solo proseguono e potenziano il colorismo già avviato dai pittori del Quattrocento, ma assimilano in maniera personalissima, la cultura e la scienza pittorica di Leonardo, che rappresenta la sintesi ed il superamento del disegno e del chiaroscuro plastico tra figura e paesaggio, su modulazioni tonali straordinariamente sottili. Tiziano Vecellio domina la scena pittorica del Cinquecento veneto. Fu il primo pittore ad affermarsi a livello europeo; ricercato da imperatori, sovrani e principi, la sua produzione, fin dai primi albori, suscitò grande ammirazione ed entusiasmo. 

Leonardo da Vinci, Il Ritratto di Dama, 1490-1495 circa
Tecnica dello Sfumano Vinciano 
 
In modo particolare, la novità stilistica di Tiziano nella sua evoluzione, è segnata da un temperamento pittorico più ardito ed esuberante. La sua pittura riprende i sapienti effetti plastici di Giorgione, ma in seguito diventa abilissimo nello sfruttare i colori e la distribuzione tra luce e ombre, sviluppandola in tutt'altra morbidezza e una sublime sensualità: "Pochi e comuni colori erano sulla tavolozza di Tiziano: onde la maggior vaghezza de' dipinti suoi nasceva da contrapposti. Un bianco candido panno vicino a una figura ignuda ne accendea tanto la tinta, che dei più vivi cinabri parea impastata, quando niente più aveavi adoperato Tiziano che la semplice terra rossa, con un poco di lacca verso i contorni e nelle estremità (...) Quindi fu che la vaghezza delle opere di Tiziano mai non oltre passò la verità; e tanto più era ed è universalmente gradita quanto più congiunta al gran principio della natura" (Zanetti, Dellla pittura veneziana e delle opere pubbliche dé veneziani maestri, 1771). 

Tecnicamente la scoperta dei veneti consisteva nell'utilizzare come mezzo rappresentativo solo il colore o prevalentemente il colore. Tale scoperta prese il nome di Tonalismo. Inizia con quest'opera la ricerca di un pieno accordo tonale (con i suoi diversi gradi di saturazione e di luminosità), ossia una gradazione di tonalità coloristiche che suggerisce rilievo e atmosfera e plasma le immagini. In questo senso lo sfumato vinciano fu inteso dai coloristi veneti, come la ricerca di un nuovo mezzo di espressione, tale da evadere dalla precisione del disegno o del contorno per accedere a una visione più intima ed appassionata. 

Giorgione, Le tre età dell'uomo, 1500-1501 circa

Tiziano, Allegoria della Prudenza, 1565-70 ca.

Questa nuova dimensione espressiva tra luce e colore si riflette già nel primo periodo dell'attività artistica di Tiziano e andrà a costituire una delle caratteristiche salienti nell'arte tizianesca, verso soluzioni tecniche assolutamente originali, contraddistinguendosi per la capacità di creare atmosfere palpabili: "Abbozzava i suoi quadri con una tal massa di colori" riporta il Boschini, nellla sua La carta del navegar Pitoresco"che servivano (come dire) per far di letto o base alle espressioni, che sopra li doveva fabbricareProcedeva con colpi risoluti, con pennellate massicce di Colori e con il pennello tinto di rosso, di nero, di giallo, formava il rilievo d'un chiaro" facendo apparire così la promessa d'una rara figura. Accadeva poi che volgesse i dipinti alla muraglia e ivi li lasciva alle volte per qualche mese, senza vederli; e quando poi da nuovo vi voleva applicare i pennelli, con rigorosa osservanza li esaminava come se fossero stati suoi capitali nemici, per vedere se in loro poteva trovar difetto; e scoprendo alcuna cosa, che non gli concordasse al delicato suo intendimento, come chirurgo benefico, medicava l'infermo". E sfregando con i polpastrelli i pigmenti del colore per dare maggior corpo alla silhouette tracciata, "infine interveniva il condimento de gli ultimi ritocchi, quando Tiziano procedeva con sfregazzi delle dita negli estremi de' chiari, avvicinandosi alle mezze tinte, e unendo una tinta con l'altra; altre volte con uno striscio delle dita pure poneva un colpo d'oscuro in qualche angolo, per rinforzarlo, e così andava a riducendo a perfezione le sue animate figure. Ed il Palma mi attestava per verità che nei finimenti dipingeva più con le dita che con i pennelli".

Dall'esame di numerosi quadri di Tiziano i dati che stanno affluendo dai restauri confermano la sostanza del testo. E sembra inoltre che egli considerasse il disegno solo un'espressione riassuntiva e schematica di linee. Gli si attribuisce infatti una frase caratteristica, secondo la quale: "Il pittore non dovrebbe far dei disegni precisi onde non essere impacciato nel dipingere" (Tutta la pittura di Tiziano. Volume primo: 1480-1545. Volume secondo: 1546-1576. Milano, Rizzoli, 1960. Collana "Biblioteca d'Arte"). 
Era infatti abitudine del pittore e della scuola veneta non tracciare in modo dettagliato le fasi del disegno (contrariamente a quanto accadeva nelle botteghe fiorentine), quasi a voler considerare il colore funzionale alla delimitazione del disegno stesso, ma interveniva con brevi e fluidi tratti, ora ad inchiostro ora a carboncino, che venivano poi tirati con il pennello stesso, con il fine di restare lontano da tutto ciò che in qualche modo prestabiliva l'ordine di una composizione. 

Altro nodo centrale, per lo sviluppo della pittura tonale, fu l'utilizzo della pittura a olio, grazie anche alla comparsa della tela su telaio libero, il cui uso fu introdotto dai Veneti sul finire del Quattrocento. Lo spirito di ricerca e l'interesse nel trovare nuove formule per ottenere una buon impasto e una eccellente esecuzione pittorica, è stato sempre vivo negli artisti di tutte le epoche. A questo riguardo Leonardo da Vinci, scriveva: "L'immaginazione lasciata a se stessa si abbandona a sogni irrealizzabili; si deve studiare la scienza o avanti l'arte o nel medesimo tempo per imparare nei quali limiti si deve restare" (Trattato della Pittura). 

La maggior parte di queste nozioni inerenti alla natura delle materie, e ai complessi procedimenti tecnici della pittura, sono state riportate dal pittore Cennini nel suo noto Libro dell'Arte. 

Tuttora resta il più prezioso trattato sulle tecniche artistiche che ci sia stato tramandato. In linea generale ci sono delle norme che regolano l'applicazione del colore sempre in rapporto agli usi pratici della tecnica pittorica utilizzata, in quanto il colore, ha un essenza non solo fisica, ma anche chimicaCiò che identifica la struttura complessiva di un'opera pittorica è la scelta del legante utilizzato. Questo perchè la sua trasformazione chimica causerebbe indesiderate alterazioni delle proprietà meccaniche e ottiche della pittura.

Tiziano, Venere di Urbino, 1538

Fino al XV secolo, i pittori utilizzavano la tempera, una delle tecniche più antiche in assoluto. La tempera era composta da pigmenti di origine naturale e minerale, emulsionati con una base mista a tuorlo d'uovo o altri materiali emulsionanti come il latte di fico o la cera sciolta in essenza. La scelta differiva secondo i criteri personali dell'artista; e inoltre per conferire una certa brillantezza e resistenza ai colori, a volte, utilizzavano vernici trasparenti di pigmenti misti a olio. Tuttavia, l'impasto ottenuto, si convertiva in una pellicola opaca, di colore puro, sensibile all'umidità, che si asciugava in pochissimo tempo riducendone la profondità.

Al giorno d'oggi esistono molti altri colori che in commercio prendono nomi diversi a seconda delle sostanze cui sono mescolate o dal nome dell'inventore, grazie alle numerose possibilità offerte dai continui progressi della chimica e dell'industria. Tuttavia, la purezza della materia colorante, è fondamentale per la fabbricazione di colori adatti per una pittura che offra caratteristiche di brillantezza e solidità nel tempo. Purtroppo, in commercio, sono in vendita molti colori artificiali che in genere non danno alcuna garanzia di fissità. Affinché le materie coloranti possano rispondere in maniera completa a tali esigenze, è necessario che vengano sottoposte a una verifica della loro purezza, nonché a una regolare e diligente macinatura. Opere recenti presentano infatti danni irreparabili dovuti anche alla loro non reversibilità.  

Tiziano, Le Tre Età dell'Uomo, 1512

La grande sensibilità alla bellezza plastica del corpo femminile, il connubio dei cromatismi caldi e brillanti, l'intensità della luce, la rappresentazione naturalistica tipica dell'arte cinquecentesca e la genialità delle composizioni, consolidano il fascino peculiare della pittura tizianesca, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

Contributo per il blog Arte e Salute dell'amica Emanuela Zerbinatti 

giovedì 25 luglio 2013

Giovanni Pascoli e il suo Mare


Lungomare di Bari

Mare
M'affaccio alla finestra, e vedo il mare: vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Giovanni Pascoli, Myricae, 1891


domenica 16 giugno 2013

Sculture in pietra di Francesco Uccheddu



La scultura è la prima forma espressiva, ancor prima della parola scritta, che l'uomo ha utilizzato per concretare aspetti dell'immaginazione o della realtà circostante. Le prime forme figurative compaiono già nell'età paleolitica (età della pietra grezza). Ne sono rimaste testimonianze costituite da graffiti rupestri, bassorilievi a carattere naturalistico, statuette di soggetto femminile, in zone molto vaste, che si spingono dall'Europa centrale fino all'Africa settentrionale.

Francesco Uccheddu, scultore, ha la capacità di richiamare l'attenzione su questa antica forma d'arte, con eccezionale sincerità e profondità. I suoi lavori scultorei sono frutto di una dote innata e una personale ricerca della forma, che egli plasma con abilità. Scolpire significa conquistare lo spazio tridimensionale; l'oggetto non è più evocato sul foglio, ma è presente nell'attimo in cui lo si lavora. Questo significa che è necessaria una determinata consapevolezza per realizzare ciò che si ha in mente, soprattutto quando si manipola una materia dura come la pietra, in tutta la sua forza originaria. Conoscere quindi le caratteristiche della materia, i punti di rottura, le reazioni al colpo dello scalpello, è quello che emerge nelle bellissime opere di Francesco Uccheddu.   




In chiusura vi propongo un articolo tratto dal quotidiano "La nuova Sardegna", con i successivi video, che raccontano l'attività artistica di questo scultore.

Di Marco Porcu

ORISTANO. Da dieci anni con qualsiasi condizione meteorologica, Francesco Uccheddu è al lavoro nel suo laboratorio a cielo aperto a ridosso della chiesa di San Giovanni di Sinis. Il banco di lavoro è un blocco di legno abbandonato dagli operai dell'ente elettrico; l'attrezzatura un corno di cervo, uno di montone e uno di capra, un paio di pietre durissime che utilizza per scheggiare l'ossidiana e farne frecce, coltelli affilatissimi, e altri piccoli utensili di uso comune. Una attrezzatura arcaica che farebbe pensare al rifiuto di utilizzare apparecchiature super moderne, smerigli e quant'altro. Invece, come spiega l'artista, è l'unica efficace per la lavorazione dell'ossidiana, pietra dura vetrosa, che se tagliata senza perizia va in frantumi.

Francesco Uccheddu ha dovuto imparare da solo l'arte dello scalpellino, rifacendosi ai preistorici che l'ossidiana conoscevano bene, come testimoniano i reperti ritrovati particolarmente abbondanti nelle aree degli insediamenti nuragici. "La curiosità per la storia lontana della mia terra - dice Uccheddu - Mi ha spinto a costruire le tracce lasciate dai popoli primitivi che dall'ossidiana ricavavano utensili di uso comune, ma anche oggetti utilizzati per la difesa personale e per la caccia, come le frecce. Particolarmente ricca la zona dell'Oristanese per la significativa presenza dell'ossidiana nel vicino Monte Arci, uno dei tre luoghi del mondo, con il Messico e la Sicilia, dove si trova questo vetro naturale, tanto da favorire specialmente nel neolitico, l'insediamento di villaggi a ridosso del mare, nel nostro caso, dello stagno di Cabras". Francesco Uccheddu, usa lo scalpellino anche per lavorare l'aneraria, la trachite, e altre pietre, modellando maschere della tradizione sarda, come quella della "Is mamuthones" e altre, e della "Dea mater terris", con mano sicura e decisa. Molto spesso viene invitato nelle scuole, per dare un saggio della sua abilità, facendo conoscere l'ossidiana agli studenti, e facendo rivivere i tempi del passato millenario della gente sarda. 

Uccheddu Scultore - Ossidiana

Uccheddu Scultore - Sogni di pietra

domenica 19 maggio 2013

Borderline - Artisti tra normalità e follia

Jean Dubuffet, La vie courante, 1980

Vi segnalo una mostra molto interessante presso il Museo d'Arte della città di Ravenna. La collezione meravigliosamente diversificata, mette a  confronto opere di artisti famosi e autori anonimi con una sorprendente molteplicità di produzioni. Queste opere che in ambito internazionale sono state storicizzate con il termine di Art Brut, oggi rientrano in una nuova denominazione più ampia e diversificata: Outsider Art.  


Molti ignorano il ruolo che l'Art Brut ha giocato nei confronti dell'Arte del Novecento, ovvero delle avanguardie storiche. La critica se ne è occupata poco (in quanto opere difficilmente classificabili attraverso i tradizionali schemi della storia dell'arte) e solo ora inizia a studiarne i processi creativi che accomunano due realtà considerate solitamente lontane fra loro.

L'etichetta Art Brut è stata introdotta nel 1948 dal pittore Jean Dubuffet per designare la sua collezione di opere realizzate dai malati mentali e di arte tribale, popolare e Naif, e che dal 1976 sono esposte nell'omonimo museo di Losanna, in Svizzera, riconoscendogli il contributo e il valore artistico-culturale dopo una battaglia lunga e solitaria. Fino agli anni 60 le produzioni figurative dei malati di mente erano considerate niente e più che casi, sintomi psicopatologici, Dubuffet scriverà già agli inizi del'900: "La nostra posizione, riguardo a questa particolare circostanza, cioè a quella che chiamiamo follia è la seguente: intendiamo ignorarla completamente. Non ci riguarda affatto. (...)
Non esiste un'arte dei folli, più di quanto non esista un'arte dei dispeptici o dei malati al ginocchio", attribuendo dunque la dimensione umana ma anche etica artistica, di queste forme espressive. 

Jean Dubuffet, Les coordonnées, 1978 

Su questa nuova arte molti studi psichiatrici del' 900 faranno riferimento a queste esperienze pionieristiche, e tutto ciò servirà a introdurre uno dei grandi temi tra arte moderna e psicoanalisi che sarà contraddistinta da approcci, alleanze differenti, e troverà terreno fertile nelle riflessioni che André Breton e il movimento surrealista formuleranno su questo tema: espressione "di due realtà più o meno diverse", associate all'universo interiore e inconscio dell'uomo, al gesto istintivo della creazione artistica (automatismo psichico), alla dimensione del sogno. 


L'accostamento di Dubuffet all'arte psicotica risale alla visita, negli anni quaranta, della collezione di Charles Ladame, psichiatra di Ginevra e, ancor prima, alla lettura del testo di Hans Prinzhorn, tra i primi a riconoscere un valore artistico nell' "arte dei folli" e a metterla in parallelo coi disegni infantili e gli oggetti dei primitivi (qui la sua vastissima collezione, presso la Clinica Psichiatrica dell'Università Heidelberg a cavallo tra l'800 e il '900). È sull'opera di questo psichiatra che artisti astrattisti come Paul Klee, Kandinskij, surrealisti come André Breton, convergono la loro attenzione. Il ricorso al primitivo avvia l'uso della deformazione (proporzione, prospettiva, colore), aspira alla dissoluzione tra arte colta e popolare, al recupero di quell'originalità istintiva e creativa (come, appunto, quella dei bambini) che modifica i modi di procedere e di fare. 

L'impulso creativo svincolato da qualsiasi principio estetico è quindi il principio da cui deriva la concezione pittorica di Dubuffet e su cui costruisce le sue "posizioni anticulturali", lontano dai fermenti avanguardieristici, coltivando l'idea che l'autentica creazione artistica possa nascere solo da una ricerca individuale, e non da un programma o da un movimento. "Lo spazio mentale", scrive ancora nel 1945, "non assomiglia allo spazio percepito tridimensionale e non ha bisogno di nozioni come sopra o sotto". Da qui la necessità di lasciar esprimere la parte più genuina di se stessi, quella rinviante alla sfera della creatività. Le sue produzioni sono figure elementari simili al processo creativo del bambini, "alla loro semplice e libera grafia" o a ciò che Kandinskij chiama il suono interiore, carattere che un'espressione di tipo accademico non ha. 

Un'arte dunque non mediata, libera da qualsiasi contesto culturale, fortemente inconscia, istintiva, spesso brutale, più ideologica che estetica dove l'opera ruota sostanzialmente attorno all'aspetto segnico, gestuale, materico (informale), e forse per questo più significativa in quanto non condizionata dal sistema-arte e dai riflettori della critica d'arte.  

La Mostra

Il MAR Museo d'Arte della Città di Ravenna prosegue la sua indagine su temi di grande interesse ancora da approfondire con l'ambizioso progetto espositivo dal titolo Borderline, Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall'Art Brut a Basquiat. in programma dal 17 febbraio al 16 giugno 2013, realizzato grazie al prezioso sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.

L'obiettivo della mostra è di superare i confini che fino ad oggi hanno racchiuso l'Art Brut e l' "arte dei folli" in un recinto, isolandone gli esponenti da quelli che la critica (e il mercato) ha eletto artisti "ufficiali". Già nella cultura europea del XX secolo diversi protagonisti delle avanguardie e psichiatri innovatori guardarono in luce nuova le esperienze artistiche nate nei luoghi di cura per malati mentali. Le ricerche di quegli anni avevano avviato una revisione radicale di termini quali "arte dei folli" e "arte psicopatologica", prendendo in esame queste produzioni sia come sorgenti stesse della creatività quanto come una modalità propria di essere nel mondo, da comprendere al di là del linguaggio formale.

Ricordiamo in sintesi alcune significative tappe storiche: già nel 1912 Paul Klee, in occasione della prima mostra del movimento artistico del Blaue Reiter alla Galleria Thannhauser di Monaco aveva individuato nelle culture primitive, nei disegni infantili e in quelli dei malati mentali le fonti dell'attività creativa. Nel 1922 lo psichiatra tedesco Hans Prinzhorn pubblicò un testo dal titolo "Bildnerei der Geisteskranken ("L'attività plastica dei malati di mente") che segnerà la fine dello sguardo positivista sulle produzioni artistiche nate negli ospedali psichiatrici. Infine, nel 1945 Jean Dubuffet conia la nozione di Art Brut avviando così una nuova epoca di ricerche in questo campo. 

Oggi il termine Borderline individua una condizione critica della modernità, antropologica prima ancora che clinica e culturale. In questo senso la mostra intende esplorare gli incerti confini dell'esperienza artistica al di là di categorie stabilite nel corso del XX secolo, individuando così un'area della creatività dai confini mobili, dove trovano espressione artisti ufficiali ma anche quegli autori ritenuti "folli", "alienati" o, detto in un linguaggio nato negli anni '70, "outsiders. 

La mostra curata da Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo e da Giorgio Bedoni, psichiatra, psicoterapeuta, docente presso l'Accademia di Brera, e da Gabriele Mazzotta, con il supporto della Fondazione Mazzotta di Milano sarà inaugurata il prossimo 16 febbraio per proseguire fino al 15 giugno 2013. 

Dopo un'ampia INTRODUZIONE INTROSPETTIVA, con opere di Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Francisco Goya, Max Klinger e Théodore Géricault, l'esposizione sarà organizzata per sezioni tematiche.

Nel DISAGIO DELLA REALTA' verranno presentate importanti opere di protagonisti riconosciuti quali Pierre Alechinsky, Karel Appel, Jean Dubuffet, Gaston Chaissac, Madge Gill, Vojislav Jakic, Asger Jorn, Tancredi Parmeggiani, Federico Saracini, Gaston Teuscher, Willy Varlin, August Walla, Wols, Adolf Wölfli, Carlo Zinelli. 

Il DISAGIO DEL CORPO comprenderà una serie di lavori dove è protagonista il corpo, che diviene l'estensione della superficie pittorica e talvolta opera stessa nelle sue più sorprendenti trasformazioni, descritte in toni ludici, poetici, talvolta violenti. In questa sezione troviamo Victor Brauner, Corneille, Jean Dubuffet, Pietro Ghizzardi, Cesare Inzerillo, André Masson, Arnulf Rainer, Eugenio Santoro, Carlo Zinelli; poi protagonisti del Wiener Aktionismus come Hermann Nitsch e Günter Brus; e infine Joaquim Vicens Gironella, Josef Hofer, Dwight Mackintosh, Oswald Tschirtner. 

All'interno dei RITRATTI DELL'ANIMA ampio spazio verrà dedicato ad una sequenza di ritratti e soprattutto autoritratti, una delle forme di autoanalisi inconsapevole più frequente nei pazienti delle case di cura, con opere di Francis Bacon, Enrico Baj, Jean - Michel Basquiat, Pablo Echaurren, Sylvain Fusco, Pietro Ghizzardi, Theodor Gordon, Antonio Ligabue, Bengt Lindstrom, Mattia Moreni, Arnulf Rainer, Gino Sandri, Lorenzo Viani. Due maschere Sepik vengono inserite, quali emblematici manufatti di arte primitiva, provenienti dalle popolazioni indigene del fiume Sepik in Melanesia. Un'intera sala verrà poi dedicata ad Aloïse Corbaz, storica autrice dell'Art Brut.

La mostra proseguirà con una sezione dedicata alla scultura, la TERZA DIMENSIONE DEL MONDO con inediti di Umberto Gervasi, Giuseppe Righi e ancora opere di arte primitiva del Sepik.

Infine, nel SOGNO RIVELA LA NATURA DELLE COSE (titolo che richiama una mostra della Fondazione Mazzotta del 1989), verrà definito l'onirico come fantasma del Borderline con una selezione di dipinti di surrealisti come Salvador Dalì, Max Ernst, André Masson, Victor Brauner, oltre alla presenza di Paul Klee, grande estimatore dell'arte infantile e degli alienati, e dell'autore di Art Brut Scottie Wilson.



Maggiori informazioni
  •  La prima galleria virtuale dedicata alle bellissime produzioni artistiche di Outsider Art: è una vasta selezione di opere di artisti riconosciuti e sconosciuti, spesso realizzate con mezzi e materiali di fortuna che, oltre a costituire una raccolta unica nel suo genere, fornisce una visione generale dello sviluppo storico nella storia dell'arte contemporanea di queste nuove espressioni artistiche.

mercoledì 1 maggio 2013

COMUNICHIAMO IL SOCIALE



La "SILENO" è un'associazione di volontariato senza fini di lucro ai sensi della legge italiana N.266 del 11/08/1191, che opera per perseguire fini di solidarietà e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica circa i problemi connessi al disagio sociale ed economico. 
L'associazione si avvale prevalentemente di prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti. Le risorse economiche per il conseguimento degli scopi e per sopperire alle spese di funzionamento sono costituite: dalle quote sociali, dai proventi derivanti da attività associative e da ogni altro contributo che soci e non soci, Enti pubblici o privati diano per il raggiungimento dei fini preposti. 
L'associazione promuove manifestazioni di carattere socio-ricreativo-culturale, come teatro per bambini, laboratori di pittura, concerti, intrattenimento per anziani, presentazioni di libri ed offre servizi fiscali e di patronato o quanto altro possa essere efficace ai fini del miglioramento della qualità della vita delle persone alle quali sono rivolte tali attività, in prevalenza disabili, minori, giovani, anziani, extracomunitari, carcerati e quanti siano in difficoltà, per incentivare la socializzazione, la reintegrazione e la crescita educativa.

Tipologia dei servizi:

CAF - Centro Assistenza Fiscale

Pensioni - Invalidità Civile 


Infortuni - Trattamenti di Famiglia

Disoccupazioni

Esenzioni - Riduzioni - Rimborsi


Sportello Stranieri


Assistenza Didattico - Ricreativa ai Minori

Arte come strumento di espressione, comunicazione, confronto, formazione, integrazione e benessere

Progetto Artistico -Teatrale: "Atelier delle Attività Espressive" 
Carla CitarellaOperatore artistico, Progettista 
Serena Landriscina, Operatore Teatrale, Animatore culturale e socio culturale.

Assistenza Sociale

Sportello psicologico di ascolto.

Emanuele Sancipriani Presidente
Centro Servizi Integrati di Consulenza

Maria Antonietta Sancipriani Avvocato  
Centro Servizi Integrati di Consulenza 

Eventi precedenti - 13 Aprile: "Giornata sulla corretta Alimentazione". Relatore Prof Giuseppe Rizzi, oncologo presso L'Ospedale Di Venere di Bari. 

Eventi attuali - 2 MAGGIO: Pomeriggio per Bambini Laboratori
Un modo di incrementare l'Arte in senso più ampio, attraverso interazioni e collaborazioni. Un'occasione per imparare, socializzare, divertirsi, creare! 

 Vi Aspettiamo
Carla e Serena

venerdì 12 aprile 2013

Incontri tra Arte, Musica e Cucina




L'Arte, il Cibo e la Musica, invadono gli spazi della galleria d'arte BLUorg con un occhio molto attento al linguaggio contemporaneo. 

Questa stretta correlazione simbolica tra suono ed esperienza estetica, per tutto ciò che attiene al buon gusto, diventa parte di un insieme armonico. Non si evoca forse il "sapore" di un timbro, la sonorità fruttata o aspra o vellutata di un certo strumento? 

Quanto all'arte culinaria, gli stessi gastronomi ricorrono frequentemente alle metafore musicali per descrivere determinati piaceri legati al cibo e al bere. 

Pratiche come queste restano occasione di aggregazione e rappresentano molto di più di un semplice momento di carattere sociale. Esse rappresentano una prova ulteriore del bisogno di bellezza e allo stesso tempo uno sforzo creativo a difesa della cultura e del mangiar sano.  


Tre sono le sezioni in cui si sviluppa la rassegna. 



Per il primo appuntamento, le opere di Francesco Partipilo dialogheranno con le sonorità del gruppo formato da: Vincenzo Antonicelli (soprano sax) Vito Liturri (piano), Marco Boccia (bass), Marco Carluccio (drums), Giuseppe Deliso (guitar). Il Buffet offerto dalla azienda Perniola prevederà tutti i sapori tipici della puglia e vini autoctoni.

Gli appuntamenti si terranno presso BLUorG (Bari via M.Celentano 92/94), il 19 aprile e a seguire il 10 e il 24 maggio, tutti alle ore 21.00. 

Per informazioni e tesseramento eventi:
BLUorG via M. Celentano 92/94 – Bari
+39 080.9904379 info@bluorg.it


Siete tutti invitati a partecipare.
Vi aspetto numerosi! 




sabato 23 marzo 2013

Psicoevoluzione - Introduzione alla psicodinamica psicoevoluzionista di Frateschi Massimo


Massimo Frateschi è psicologo e psicoterapeuta, ha conseguito il Ph.D presso la Jolla University, San Diego, California, U.S.A.; ha svolto incarichi di relatore, formatore e docente di psicologia in varie istituzioni; è presidente dell'A.I.E.Psi
Associazione Italiana di Evoluzione e Psicoevoluzione.

'Il volume descrive aspetti e  ricerche di psicologia e di psicodinamica che hanno condotto l'autore, dal 1988 ad oggi, a ideare fondare e sviluppare le basi teoriche e metodologiche della psicoevoluzione e dell'orientamento psicodinamico e psicoevoluzionista. Il testo scorrevole ed essenziale può suscitare nei lettori, emozioni, riflessioni confronti e coinvolgimenti talora sorprendenti per la propria visione ed esperienza, sia della salute e del benessere  psicologico sia dell'esistenza e della relazione con gli altri e con il mondo'.

Ho concluso la lettura di questo testo pochi giorni fa. Un libro scritto con mano semplice ma nello stesso tempo ricco di sfaccettature che fornisce un particolare punto di vista interpretativo relativo all'esperienza professionale del dott. Massimo Frateschi, e un modello metodologico con un approccio multidisciplinare che attinge alla psicologia della percezione e ai suoi meccanismi. Parallelamente, troverete ottimi spunti che riguardano il mondo dell'arte in quanto essa sfrutta tali meccanismi: nulla di ciò che percepiamo è statico, bensì dinamico e mutevole. L'arte è sempre stata rappresentazione di un mondo interiore, un denso contenitore di metafore, di sensibilità, che pur nella diversità dei suoi linguaggi, esprime la molteplicità della vita stessa.

"Tutto il nostro mondo interiore è realtà", scriveva il pittore Chagall, "esso è forse più reale del mondo visibile. Se si definisce fantasia o favola tutto ciò che appare illogico, si dimostra soltanto di non aver capito la natura" (March Chagall, Ma Vie, 1957).

domenica 10 marzo 2013

Il Valore dell'Arte e della Cultura: Giulio Carlo Argan


Riporto un presupposto fondamentale del critico d'arte e docente italiano Giulio Carlo Argan che rivela come l'arte rappresenta uno strumento necessario allo sviluppo della sensibilità, della propria identità, della storia e della realtà che ci circonda. Fino alla consapevolezza della dimensione sociale, civile, formativa e pedagogica dell'arte.

Abbiamo un patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Un patrimonio d'arte inestimabile, che al tempo stesso, necessita di competenze storiche, artistiche, scientifico-tecnologiche, sulle quali investire e che salvaguardi nel tempo non solo l'integrità di tali beni, ma anche dei suoi mutamenti: della necessità di "una progettazione in atto", come affermava Argan. Quel rapporto tra arte e ambiente, che è sempre stato al centro del suo pensiero e della sua azione critica.

Vi lascio dunque con le parole di Giulio Carlo Argan, in cui l'instancabile impegno per la difesa del patrimonio artistico e la promozione della cultura lo hanno reso uno dei maggiori storici dell'arte italiana.

Debbo dire che fu un'esperienza eccitante;
parlare con i giovani ringiovanisce.
Debbo anche dire che ripercorrere sommariamente
ma non schematicamente tanti anni di ricerca e 
insegnamento è servito a chiarirmi e a rinfrescarmi le idee: 
costretto a disegnare una veduta panoramica, 
quasi mi sorprese constatare che, 
nella diversità di tanti fenomeni lontani nello spazio e nel tempo, 
tra essi c'era tuttavia una coerenza a cui non contrastava, 
al contrario, l'assidua volontà di criticare e superare il passato. 
Fortunatamente l'arte in Italia non ha avuto caratteri etnici,
costanti nazionali, tradizioni canoniche;
e non è stata il prodotto di una connaturata creatività,
tutt'altro è sempre stata un fatto di cultura 
sorretto da una lucida consapevolezza dei motivi, dei modi, dei fini.   

Spesso ha avuto una componente
polemica, è sempre stata nel vivo del dibattito culturale.
E sempre al centro, mai al margine, del sistema del
sapere, qualche volta del potere. Ecco perché non può
farsi la storia d'Italia senza fare la storia dell'arte
italiana: Leonardo o Michelangelo non sono stati
storicamente meno importanti (forse più) dei papi e dei
principi per i quali hanno lavorato.

L'arte è una cultura i cui concetti sono espressi in
immagini invece che in parole; e l'immaginazione
non è una fuga dal pensiero, è un pensiero altrettanto
rigoroso che il pensiero filosofico o scientifico. Per
intenderne la struttura e i processi bisogna studiare le
opere d'arte: l'arte è al livello più alto del pensiero
immaginativo, come la scienza al livello più alto del
pensiero razionale.

Serve a tutti, poi, conoscere
l'arte del proprio paese. È
l'arte che ha costruito le città, le
città sono l'ambiente
dell'esistenza, si sa che il
rapporto positivo o negativo con
l’ambiente decide della sanità
fisica, psichica e morale degli
individui e dei gruppi sociali. Lo
stesso può dirsi del territorio,
che non è nulla di naturale o selvaggio, è il prodotto
dell'intelligenza e del lavoro umani. Non c'è rapporto
senza conoscenza, è giusto che tutti conoscano
l’ambiente della loro vita.

Delle città e del territorio la società odierna fa un
pessimo uso: l'ambiente s'inquina e degrada, il
patrimonio culturale si deteriora e disperde. Colpa
dell'ignoranza del loro valore; ma i giovani della scuola,
futuri titolari e responsabili di quei fattori vitali prima
ancora che culturali, debbono imparare a conoscerli.
Può darsi che questo libro qualche effetto l'abbia già
avuto: che cosa potrei desiderare di più?
Nello scriverlo cercai di esser chiaro, non di essere
facile: ho insegnato per tanti anni e so che i giovani
hanno spesso fastidio delle nozioni ma non hanno paura
e spesso hanno il gusto dei problemi. E l'arte del
passato non è un problema del passato, ma del presente.

Giulio Carlo Argan (Torino, 17 Maggio 1909 - Roma, 12 Novembre 1992)


Approfondimenti

Beni Culturali: ma di chi? - Giulio Carlo Argan sul complesso rapporto tra politica e cultura.