domenica 25 settembre 2011

Leonardo da Vinci: Un Equilibrio tra Scienza e Arte

Ci troviamo nell'epoca rinascimentale. Una grande curiosità circa i fenomeni naturali portava allo studio dell'anatomia e delle scienze e all'esplorazione di nuovi territori, per estendere con nuove scoperte i confini della conoscenza. Lo spiccato desiderio di comprendere le cose sia per la profondità dell'analisi, sia per la varietà degli argomenti trattati, fece di Leonardo da Vinci il precursore di tutte le scienze. 

A partire da questo aspetto gli schizzi che Leonardo concepiva come strumento per indagare e rappresentare la natura nella sua produzione artistica e scientifica, sono un fulgido esempio dell'uso che l'artista, o qualsiasi studioso può fare come mezzo di indagine.

 "Chi perde il vedere", scriveva, "perde la veduta e la bellezza dell'universo e resta a similitudine di uno che sia chiuso in vita in una sepoltura, nella quale abbia moto e vita. Or non vedi tu, che l'occhio abbraccia la bellezza di tutto il mondo? Egli è capo dell’astrologia; egli fa la cosmografia, esso tutte le umane arti consiglia e corregge, muove l'uomo a diverse parti del mondo; questo è principe delle matematiche, le sue scienze sono certissime; questo ha misurato l'altezza e le grandezze delle stelle, questo ha trovato gli elementi e i loro siti. Questo ha fatto predire le cose future mediante il corso delle stelle, questo l'architettura, e prospettiva, questo la divina pittura ha generata. O, eccellentissima sopra tutte le altre cose create da Dio!" (Trattato della Pittura).


La sua abilità visiva gli permise di descrivere particolari mai colti prima di allora. Studiò a lungo la molteplicità degli aspetti del reale.

Così egli, per esempio, descrive l'alba e i suoi colori: "Quando il sol s'innalza e caccia le nebbie e si comincia a rischiarare i colli da quella parte donde esse si partono, e fansi azzurri e fumano inverso le nebbie fuggienti e gli edifiti mostrano lumi e ombre , e nelle nebbie men folte mostran solo i lumi, e nelle più folte niente; e questo quando il moto della nebbia si parte trasversalmente, e allora i termini d’essa nebbia saranno poco evidenti coll’azzurro dell’aria e inverso la terra parrà quasi polvere s'inalzi (…) Dico l'azzurro in che si mostra l'aria non essere suo proprio colore, ma è causata dall’umidità calda vaporata in minutissimi e insensibili attomi, la quale piglia dopo sé la percussione de'razzi solari e fossi luminosa sotto la oscurità delle immense tenebre della regione del fuoco che di sopra le fa coperchio".

Riusciva a vedere cose lontanissime, correlazioni grandiose, che altri non riuscivano a vedere. E sapete il perche? Perché immaginava il mondo naturale in tutta la sua complessità: una nuova percezione dello spazio, condizionata e governata da un insieme di fenomeni.


Nel contempo la sua mente ne spiegava le ragioni e smontava il meccanismo: lo spazio si riempiva così di tutte le relazioni, di tutti i movimenti, e delle tracce che lasciano questi movimenti, delle vibrazioni originate da un fiore mentre si dondola al vento, e della consistenza del vento. "Grossezza dell'aria", diceva Leonardo, "volendo con ciò intendere come l’atmosfera sia piena di tutti questi palpiti, e come la rappresentazione pittorica del mondo non può venire col semplice contorno di linee che definiscono e isolano gli oggetti o le figure, nel momento in cui, oggetti, figure e paesaggio sono tutti elementi accordati l'uno all'altro, agglutinati, quasi nello stesso spazio, da un infinito complesso di vibrazioni. 

Ecco il valore dell'ombra Vinciana, ombra da cui le figure non si stagliano, ma alla quale appartengono ancora, attaccate da una sorta di viscosità – Lo Sfumato –che non crea demarcazione tra luce e ombra. Ecco il senso dei suoi paesaggi così universali. Ecco anche il valore della sua composizione, in cui le figure sono in continue corrispondenze" (Panorama d’Arte - 1965).


Anche "la pittura è mentale", diceva,  perché dallo studio della realtà, si giunge a conoscerla a possederla, a capirla. Da qui la sua dedizione  per gli studi di botanica, ottica, meccanica e anatomia; nessuna meraviglia dunque che nei fogli dei suoi disegni si trovi lo schizzo di una Madonna, di un santo, accanto a macchine, ad architetture, a fiori. 

Nessuna meraviglia anche che Leonardo per la sua mente riflessiva, sia stato portato a fermare sulla carta, non soltanto con il disegno ma anche con le parole, le molte osservazioni, sparse, oggi raccolte in vari codici: molte di esse sono state pubblicate postume in un libro, cui è stato dato il titolo di Trattato della pittura.




Scoprì la bellezza plastica del corpo! Per tradurla in immagini, non essendo soddisfatto delle sue impressioni sensibili, cominciò a investigare come se sezionasse su un tavolo anatomico, scegliendo gli elementi da mettere in risalto, i particolari espressivi, con una metodologia rigorosamente scientifica. Nei suoi schizzi utilizzava una penna d'oca appuntita perché  amava delineare i contorni delle forme.

Per la possibilità di applicazione che questi offrivano, elaborò una metodologia di studio: "Questa mia figurazione del corpo umano ti sarà dimostra non altrimenti, che se tu avessi l'omo naturale anatomizzato, tu lo volti a lui o l'ochio tuo per diversi aspetti, quello considerato di sotto, e di sopra, e dalli lati, voltandolo e cercando l'origine di ciascun membro (…) Adunque  per il mio disegnio ti fia noto parte e ogni tutto mediante la dimostrazione di 3 diversi aspetti".









La sua influenza fu enorme e determinante!

Una mente aperta come quella di Leonardo dimostra quanto sia potente l'impulso della creazione e dell'osservazione, per affinare lo sguardo e la percezione del mondo: ha inizio con Leonardo quel metodo sperimentale, che quasi dopo un secolo, sarà alla base della scienza Galileiana, per il quale dall'esperienza, dall'osservazione diretta dei fenomeni della natura, si può giungere a stabilire le leggi immutabili che li regolano, comprendendole mentalmente.

L'avanzamento della comprensione della realtà sia in ambito scientifico che artistico consiste nella capacità di prendere in considerazione nuove idee e nuove forme e dalla disponibilità ad esaminare le informazioni senza preconcetti: innovazione.


Contributo per il Carnevale della Fisica ospitato da Annarita Ruberto"L'Infinitamente Grande E L'Infinitamente Piccolo" è il tema di questa edizione.

2 commenti:

  1. Cara Carla, nel contempo che leggo questo tuo interessantissimo lavoro e osservo come le cose che dici siano piene di verità pure penso: ma quale influsso ha avuto la genialità leonardesca sullo sviluppo delle scienze o, se si preferisce, delle conoscenze esatte del suo tempo ? Ho spesso come l'impressione che siamo noi, retrospettivamente, a riconoscergli la giusta anticipazione dei tempi, senza che a volte questo si traducesse, ai suoi tempi, in un reale influsso positivo e propositivo.
    Si dirà che è forse il destino di chi è troppo avanti, oppure che è la conseguenza della contemporaneità, che a volte impedisce di riconoscere il valore. Sta di fatto che mi chiedo spesso: se queste personalità riuscissero a stimolare le linee di ricerca della scienza, come sarebbe interessante! e come avanzeremmo molto più speditamente nella conoscenza! Poi mi chiedo anche: ma serve, andare così veloce? Io una mezza risposta ce l'ho.

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